Da non perdere per perdersi

Le esperienze all’aperto sono, finora, quelle soggette a minori restrizioni e per questo le più richieste. L’intera nostra penisola è ricca di parchi, giardini, oasi e anche di intriganti labirinti vegetali in cui l’unica delusione sarebbe trovare troppo presto l’uscita. Questi ultimi li troviamo “censiti”, addirittura su scala planetaria, da Ettore Selli che nel suo libro “Labirinti Vegetali” ne ha menzionati 420 da tutto il mondo. Tra essi il Labirinto della Masone, a Fontanellato in provincia di Parma, che così è descritto : «Creato nel 2015 da Franco Maria Ricci, è l’unico al mondo in bambù. Ammaliato dal fascino dei labirinti, complice anche l’amicizia personale con lo scrittore argentino Luis Borges, Ricci crea un giardino-labirinto a pianta stellata con oltre 200 mila piante (di venti specie di bambù diverse, ndr)» e che detiene anche il primato di essere il più grande al mondo (300 metri per lato e 3 chilometri di percorso per arrivare all’uscita). Ciascun visitatore è munito di un braccialetto di carta che riporta un numero telefonico Qualora il disorientamento smettesse di essere sinonimo di divertimento si raggiunge uno dei punti preposti al recupero, si chiama e si viene “salvati”. La percorrenza richiede mediamente 45 minuti ma la visita non ha un tempo limite e può includere anche le gallerie d’arte e le mostre temporanee allestite negli edifici centrali. In corso, da segnalare, l’esposizione multimediale intitolata “Umberto Eco, Franco Maria Ricci. Labirinti. Storia di un segno”.
Un altro interessante labirinto vegetale, che quest’anno compie 300 anni, è quello di Villa Pisani, a Stra (sulla riviera del Brenta a venti minuti da Venezia) e vuole tornare presto visitabile nel suo massimo splendore: realizzato da Girolamo Frigimelica nel 1721, necessita di restauri dell’impianto arboreo e della Torretta centrale con la statua di Minerva da cui si gode la vista sopraelevata del dedalo vegetale. Per questo è in gara con altre tre location nel contest #volotea4veneto. Se siete appassionati di labirinti verdi… votatelo e, se risulterà vincitore, otterrà una sponsorizzazione di 90mila euro da parte della compagnia aerea veneta per il progetto di restauro. Il “labirinto d’amore” – si narra che in un gioco amoroso il cavaliere dovesse raggiungere la dama che lo aspettava sulla torretta – fu ideato in forma circolare ma assunse poi forma trapezoidale a seguito degli interventi di trasformazione del parco nei sette anni in cui la proprietà Pisani, acquistata da Napoleone Bonaparte, venne destinata a residenza di villeggiatura del viceré Eugenio Beauharnais e Amalia di Baviera, sua sposa. In origine il labirinto era costituito da ligustri, bossi, carpini e altre specie arbustive che patirono una gelata eccezionale nel 1929 dovendo poi essere sostituite unicamente dal bosso, così come lo si vede oggi. Trattandosi di un labirinto univiario (cioè con una sola via che porta alla meta e ingresso e uscita coincidenti) siamo certi che la dama – a cui la visione dall’alto consentiva di conoscere la soluzione del percorso – elargisse al cavaliere, più o meno appetibile, suggerimenti più o meno utili a raggiungerla. E per il solerte cavaliere vi era anche un finale a sorpresa dal momento ch’essa restava velata fino al suo arrivo (Claudia Ghelfi).

 

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